La detenzione amministrativa è una misura di restrizione della libertà individuale applicata da Israele , in maniera arbitraria e illegale contro il popolo palestinese, a suo dire "per ragioni di sicurezza".
Nell'ordinamento di Israele tale provvedimento si basa sulla Legge sull'autorità in stato d'emergenza emanata nel 1945 durante il mandato britannico della Palestina e modificata nel 1979.
Sebbene già nel 1951 la Knesset in seduta plenaria invitò il Comitato per la Costituzione, Legge e Giustizia a redigere una proposta di legge per abrogare la detenzione amministrativa sulla base della violazione dei principi democratici. La norma non è stata modificata ed è ancora in vigore. solo e unicamente per i cittadini arabi ed è prevalentemente applicato verso i presunti militanti pro-palestinesi e loro complici in base anche solo a sospetti non supportati da alcuna prova che indichi un qualsiasi misfatto.
In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ogni comandante dell'esercito locale può diramare un ordine di detenzione amministrativa, che può essere appellato presso la locale corte militare e, se negato, alla suprema corte. Anche in questo caso, l'ordine è valido per sei mesi, ma può essere rinnovato a tempo indefinito dall'autorità.
secondo il vicepresidente del Consiglio europeo Luisa Morgantini, «la detenzione amministrativa è consentita dal diritto internazionale, ma soltanto con severe restrizioni alla sua applicazione, al fine di prevenire il pericolo per la sicurezza nazionale rappresentato da un particolare individuo. Israele non ha tuttavia mai specificato i criteri in base ai quali viene definito il concetto di "sicurezza nazionale". Pertanto il suo ricorso alla detenzione amministrativa viola le restrizioni previste dal diritto internazionale».
Il 9 luglio 2008, il Presidente in carica del consiglio europeo, Jean-Pierre Jouyet, ha affermato che «il Consiglio invita Israele a intraprendere iniziative significative, in particolare come priorità la liberazione di donne, bambini e rappresentanti regolarmente eletti che si trovano in prigione o in detenzione amministrativa». Ma anche questo invito è stato totalmente ignorato da Israele.
Attualmente nelle carceri israeliane vi sono circa 11.000 detenuti, tra i quali 376 bambini, 118 donne, 44 membri del Consiglio Legislativo Palestinese e circa 800 persone in detenzione amministrativa»
n un nuovo rapporto su Israele, Amnesty International ha chiesto che tutti i palestinesi sottoposti a detenzione amministrativa siano rilasciati oppure incriminati e sottoposti a un processo equo e tempestivo.
Il rapporto, intitolato "Affamati di giustizia: palestinesi detenuti senza processo da Israele", documenta le violazioni dei diritti umani collegate alla detenzione amministrativa, un'eredità delle leggi britanniche che permette la detenzione senza accusa né processo sulla base di ordinanze militari rinnovabili a tempo indeterminato.
I palestinesi sottoposti alla detenzione amministrativa, così come molti altri prigionieri palestinesi, vengono sottoposti a maltrattamenti e torture nel corso degli interrogatori e a trattamenti crudeli e degradanti durante il periodo di carcere, talvolta a mo' di punizione per aver intrapreso scioperi della fame o altre proteste. Inoltre, i palestinesi sottoposti alla detenzione amministrativa e le loro famiglie sono costretti a vivere nell'incertezza di non conoscere per quanto tempo resteranno privati della libertà e nell'ingiustizia di non sapere esattamente perché sono detenuti. Come altri prigionieri palestinesi, vanno incontro a divieti di visite familiari, trasferimenti forzati, espulsioni e periodi d'isolamento.
Queste pratiche violano gli obblighi di Israele rispetto al diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Israele ha infatti il dovere di rispettare gli standard sul giusto processo e sui procedimenti equi e di prendere misure efficaci per porre fine ai maltrattamenti e alle torture sui detenuti. Israele deve inoltre consentire le visite familiari a tutti i prigionieri e detenuti palestinesi, e porre fine ai trasferimenti forzati e alle espulsioni. Israele, infine, è obbligato a indagare sulle violazioni dei diritti umani, sottoporre a processo i responsabili e fornire riparazione alle vittime. "Da decenni sollecitiamo Israele a porre fine alla detenzione amministrativa e a rilasciare i detenuti, oppure sottoporli a un processo rispettoso degli standard internazionali per un reato internazionalmente riconosciuto" - ha dichiarato Ann Harrison, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
Negli ultimi mesi, il prolungato sciopero della fame di alcuni palestinesi in detenzione amministrativa, come Khader Adnan e Hana Shalabi, Mahmoud al-Sarsak ha proposto questo tema all'attenzione internazionale. A partire dal 17 aprile, lo sciopero della fame ha coinvolto circa 2000 detenuti palestinesi, molti dei quali stavano scontando condanne o erano in attesa del processo.
Il rapporto di Amnesty International documenta una serie di misure adottate dalla direzione delle carceri (Israel Prison Service - Ips) nei confronti dei prigionieri in sciopero della fame, alcuni dei quali hanno denunciato di aver subito maltrattamenti da parte del personale medico dell'Ips.
"Nonostante molti resoconti di stampa abbiano fatto intendere che Israele avrebbe accettato di rilasciare i palestinesi in detenzione amministrativa alla fine del periodo di detenzione in corso, 'salvo ricevere nuove, significative, informazioni', ci risulta che per quanto riguarda la detenzione senza accusa né processo le cose vadano avanti come sempre" - ha aggiunto Harrison. "Riteniamo che da quando è stato raggiunto l'accordo, siano state rinnovate almeno 30 ordinanze di detenzione amministrativa e ne siano state emanate tre nuove. Le visite ai prigionieri originari della Striscia di Gaza non sono ancora iniziate". "Le autorità israeliane hanno il dovere di proteggere ogni persona, in Israele e nei Territori palestinesi occupati, dalle minacce alla loro vita e alla loro integrità fisica. Ma devono farlo in una maniera tale da rispettare i diritti umani" - ha sottolineato Harrison.
"Israele usa da decenni la detenzione amministrativa, che dovrebbe essere un provvedimento eccezionale contro persone che pongono un rischio estremo e imminente per la sicurezza, per aggirare i diritti umani dei detenuti. È un relitto della storia che dovrebbe essere consegnato al passato" - ha concluso Harrison.
Ecco come Israele mantiene gli accordi:
Hassan Safadi, in sciopero della fame per 72 giorni, nell'ambito dell'accordo che il 14 maggio ha posto fine allo sciopero della fame di massa dei prigionieri palestinesi, gli era stato promesso il rilascio alla scadenza dell'ordine in corso.
Israele gli ha rinnovato per altri sei mesi l'ordine di detenzione amministrativa.
Durante il suo sciopero della fame, Hassan è stato sottoposto a gravi maltrattamenti da parte delle autorità carcerarie israeliane: mentre veniva tenuto fermo dalle guardie carcerarie, è stato sottoposto a trattamento da un medico del carcere tramite un'iniezione nel braccio. Alla fine dello sciopero della fame, la sua salute si era deteriorata in modo significativo ed era in condizioni critiche.
Hassan è in detenzione amministrativa dal 29 giugno 2011 e questo rinnovo della sua detenzione è una palese violazione dell'accordo tra Comitato dei prigionieri in sciopero della fame e ufficiali israeliani. Addameer teme che questo rinnovo possa spingere Hassan a tornare a praticare lo sciopero della fame, che metterebbe immediatamente a rischio la sua salute.Addameer teme inoltre che il rinnovo del suo ordine di detenzione possa dare il via a una serie di violazioni dell'accordo anche più preoccupanti: per esempio, ora come ora non c'è alcuna garanzia che i detenuti che hanno messo in atto lo sciopero della fame siano rilasciati nelle date concordate.
Per quanto riguarda l'attuazione dell'accordo nel suo complesso, uno dei 19 prigionieri in isolamento da più tempo, Dirar Abu Sisi, non è stato ancora reintegrato fra gli altri carcerati, e un altro prigioniero è stato posto in isolamento la settimana scorsa. Inoltre, le visite dei familiari ai detenuti provenienti da Gaza non sono ancora riprese, anche se è passato oltre un mese da quando l'accordo è stato firmato. Addameer non ha rilevato alcun cambiamento nella politica generale di Israele sulla detenzione amministrativa e teme che queste pratiche possano solo continuare senza una pressione significativa da parte della comunità internazionale.
non perdiamo di vista questo grave problema facendo il gioco di Israele, che aspetta solo che sbollisca l'attenzione su questo argomento per potere intensificare le sue disumane pratiche sui detenuti amministrativi, fra i quali si trovano anche 376 bambini.
QUESTA E' LA DEMOCRAZIA DI ISRAELE , ANZI DI ISRAHELL!
Nessun commento:
Posta un commento